Presidente Centro Studi MB2

Nel nome di una Tradizione

Paola Bergamo

IL MILITE IGNOTO e la FESTA DEI PAPAVERI

Ieri, Aldo A. Mola, sulle pagine di questo stesso giornale, ben ha fatto a tornare sulla vicenda del Milite Ignoto. Un centenario, se percepito significativo per la propria memoria storica, va preparato per tempo e con cura. Quello dei cento anni del Milite Ignoto, al netto di retorica che talora imbratta articoli e documentari, dovrebbe diventare occasione di riflessione per fare i conti con il passato, per saper interpretare meglio il presente correggendo distonie e volgere lo sguardo al futuro . Mola incalza affermando che lo Stato non ha il diritto di declassare la storia. Concordo e aggiungo che lo stato ha il dovere di formare le generazioni future. Ricordare, insegnare la storia, trasmettere le proprie radici, avviene anche attraverso le commemorazioni. Indro Montanelli avvisava che faticava a vedere un futuro glorioso per l’Italia perché smemorata di sé… Aggiungeva che, però, molti Italiani avranno sempre un futuro glorioso distinguendosi pure all’estero. Se sul piano individuale non mancano le eccellenze quello che non eccelle è la coscienza del collettivo, lo spirito di popolo e questo avviene proprio quando manca la memoria . Così tra tentato cancel culture e “orgasmo” tecnologico rischiamo di perderci. Con il Milite Ignoto ( che a un secolo di distanza ci è stato offerto in versione elmetto francese e stellette sul bavero piuttosto che tenuta americana…) abbiamo perso un’altra occasione per ritrovare un senso di unità che pur ci serve non solo per proporci credibili a chi ci guarda da fuori ma per noi come comunità che si guarda dal di dentro magari facendo ammenda anche per lo sgarbo inferto al Milite maltrattato. La televisione se ben utilizzata mantiene anche in tempo di Internet il ruolo di formidabile strumento per comunicazione ed educazione, in fondo ha alfabetizzato il Paese. Ma al Milite Ignoto e alla Prima Guerra Mondiale è stato fatto torto anche dalla TV. La Rai, Servizio Pubblico, nel documentario del IV Novembre dal titolo “La scelta di Maria” ha soprattutto posto l’accento sulla figura della Bergamas e di Gasparotto. Meglio sarebbe stato porre l’accento sul sanguinoso scontro quello tra Italia ed Austria e trasmettere alle nuove generazioni cosa fu davvero la Prima Guerra Mondiale. Anche qui Mola ha ragione perché fu guerra contro gli Imperi Centrali. E la Storia, si sa, a volte si ripresenta sotto non poi tanto mentite spoglie, bisogna far avvertiti i giovani di questo.

Molti Italiani presero parte alla Prima Guerra Mondiale come volontari, furono gli Interventisti che, al grido di “Guerra alla Guerra!”, erano convinti che sarebbe stata l’ultima guerra a venir combattuta, quella che avrebbe posto riparo, una volte per tutte, alle ingiustizie. Un ultimo grande sacrificio, si diceva allora. Questo fu lo spirito con cui in molti partirono e tra loro mio Nonno, Mario Bergamo che più tardi divenne l’ultimo segretario del Partito Repubblicano sotto la Monarchia, conobbe la ferocia del Fascismo sulla sua pelle, poiché portatore di istanze libertarie, irriducibile avversario della dittatura e fu costretto all’esilio. Con Pietro Nenni riparò esule in Francia nel 1926, grazie all’aiuto di Ferruccio Parri. “Guerra alla guerra “ fu lo spirito con cui partì anche il mio prozio Guido Bergamo medico, anche lui politico, repubblicano, fratello di Mario . Entrambi si distinsero nelle battaglie e furono pluridecorati : Mario nelle trincee a Montepiana, Guido sul Grappa e Cauriol . A quest’ultimo, proprio per il valore e coraggio dimostrato, spettò l’onore di accompagnare il feretro del Milite Ignoto da Aquileia a Roma. Quella guerra non mise fine alle guerre. Le decisioni di Versailles, vuoi per l’eccessivo ammontare delle riparazioni, vuoi per il principio di riorganizzazione su base etnica mise in moto quel malcontento che, in Italia, unitamente alle pretese disattese dei reduci, ingenerò il Fascismo e in Germania permise l’ascesa del Nazionalsocialismo che poi dette alle fiamme l’Europa scatenando l’Inferno. Nel non onorare la Storia, nel confondere la memoria, non solo si fa torto ai nostri caduti, a chi si è sacrificato per noi, ma lede noi come popolo quasi che tutto possa essere sovrapposto o sovrapponibile con indifferenza. Abbiamo il dovere di far quadrare i conti ma abbiamo il dovere di formare i giovani, future classi dirigenti, insegnando loro chi siamo e da dove veniamo. La festa del IV Novembre, quando ero ragazzina io, era molto sentita e celebrata, era un momento di ritrovo, si visitavano le caserme aperte al pubblico per l’occasione e magari, a mano con i propri genitori o nonni , si ascoltavano i racconti del passato, proprio come facevo io con mio padre, entrando in visita alla caserma dei Lagunari sulla napoleonica via Terraglio, quella bella strada che lega Venezia a Treviso e prosegue verso Nord, verso le Dolomiti, verso l’Austria, prendendo il nome di Allemagna, passando per la bella Vittorio Veneto, dove l’Italia sconfisse l’Impero Austro-ungarico, nella terza battaglia del Piave, quel fiume che si colorò di rosso intenso tanto fu il sangue che vi corse tra i suoi rivoli e nelle sue grave. Nei Paesi del Commonwealth la fine della Prima Guerra Mondiale si commemora con la Festa dei Papaveri ed è noto come Remembrance Day . Fu instituito a Londra nel 1918 e si iniziò a festeggiare l’11 Novembre 1919. Re Giorgio V disse: “All’undicesima ora , dell’undicesimo giorno, dell’undicesimo mese dell’anno, si fermino tutte le normali attività”. I papaveri di guerra furono immortalati nella poesia di John McCrae, ufficiale canadese che morì in servizio.

Oggi è divenuto il giorno con cui dalla Prima Guerra Mondiale si commemorano anche le altre guerre ma la data è significativa perché è rimasta ancorata al peso che su di essa porta e che radica nel primo conflitto mondiale. Nelle manifestazioni sportive dei paesi del Commonwealth l’ “11 novembre” si commemora anche nei campi di gioco e precisamente nel secondo week end di novembre. Gli allenatori e i capitani depongono sul campo di gioco corone di fiori di papavero, i musicisti suonano la tromba in onore dei caduti e tutti quelli che si trovano negli spalti per assistere al gioco si silenziano, ascoltano in muto rispetto per qualche minuto, tuffandosi nei meandri della Storia.

Paola Bergamo

Venezia, 7 Novembre 2021