Presidente Centro Studi MB2

Nel nome di una Tradizione

Paola Bergamo

BELLA SENZ’ANIMA

Si avvicina il Natale e come se non bastasse lo smarrimento cui l’umanità è costretta in questo tempo di incertezza e sospensione, riceviamo notizie che ci fanno capire che il problema è che mancano i grandi pensatori e che i visionari appartengono ad un’epoca che appare lontana persino in Europa.
Così l’idea ( per fortuna ritirata) di colpire il Natale nel nome dell’integrazione, si è accompagnata, a pochi giorni di distanza, all’idea di colpire la casa nel nome della transizione energetica.
Se è necessario riprogettare le nostre società e il nostro modello di vita per un mondo più pulito e ospitale, tuttavia è violenza colpire la casa, il nido, proprio come colpire il Natale che è tradizione e calore, come il focolare domestico, espressione dei risparmi di una intera vita.
Non più quindi “casa dolce casa”, ma “amara casa”, come ha sottolineato da queste stesse pagine ieri uno sconsolato Marforius.
Certo le nuove abitazioni dovranno rispondere agli standard energetici e ove possibile si dovrà restaurare l’esistente applicando le nuove strategie e tecnologie. Ma non è possibile arrivare a penalizzare il diritto di proprietà toccando un bene come la casa ed il valore, non solo economico, che essa rappresenta. Ciò che scuote è il retro pensiero che si annida dietro questi provvedimenti.
Ma poi, in un territorio come il nostro, dalle infinite e incomparabili bellezze architettoniche antiche ed originali mi chiedo che effetto farebbero ad esempio i palazzi del Canal Gande a Venezia privati delle belle altane e sostituite da distese di specchi solari fotovoltaici o magari le belle bifore o trifore dotate ancora miracolosamente dei preziosi vetri di Murano intatti, sostituiti da dozzinali finestre che corrispondono certo a standard energetici ma che nulla hanno di fascinoso, o magari i portoni del ‘500 e del ‘600 smaltiti e sostituiti perché non più conformi agli standard di “qualità”.
A me pare che l’intenzione lodevole verso un mondo nuovo si scontri la miopia, con la scarsa visione, peraltro ansiogena, di chi dovrebbe far da traghettatore.
A Venezia è in vendita un libretto in dialetto veneziano dal titolo assai eloquente: “ Prima de parlar, tasi!”.
In fondo un suggerimento perché, in tempi come questi, si sente più il bisogno di essere accompagnati per mano con provvedimenti che rincuorino le genti sofferenti piuttosto che essere destinatari di sproloqui che aggiungono ulteriori ombre al natural dolore dei mesti tempi in cui viviamo.

Paola Bergamo
Venezia 11 dicembre 2021