I-TAL-YA , o Isola della Rugiada Divina, è il titolo di questo splendido bosco italico fatto di numeri e lettere tratte dall’alfabeto ebraico che magicamente e sapientemente si compongono, con sapore alchemico, lungo il percorso della Ghematria per mano del famoso artista veneziano Tobia Ravà.
L’opera, di grande fascino, sottolinea l’importante contributo fisico, etico e filosofico che la Comunità Ebraica Italiana ha dato al Risorgimento e la stretta connessione e tra il pensiero e la logica dell’ideale Sionista ed il Risorgimento Italiano.
Il bosco, se qui è simbolicamente espressione di memoria e quindi di storia, è pure inteso quale polmone della terra e perciò immagine rappresentativa di respiro, di vita, anche quella di nuova occasione di vita come fu la fondazione dello Stato di Israele.
Quello di Ravà è, però, un bosco costruito dall’uomo: gli alberi hanno tutti la stessa distanza e tra la parte verde e quella rossa si apre una bianca distesa dove fulgida è la luce che invita ad un cammino futuro più pulito, più etico.
Nel dipinto, nel quale un immaginario sottofondo ci riporta alle note del Nabucco di Verdi e alla logica dei valori sottesi alla nostra Costituzione , non mancano importanti cenni storici come i nomi di alcuni tra i più noti membri della Comunità Ebraica che presero parte attiva al nostro Risorgimento come Giacomo Bassi di Venezia, Abramo Alpron di Padova, Riccardo Luzzato di Udine, Angelo Donati di Padova, Eugenio Ravà di Reggio Emilia e altri ancora.
Vi compaiono pure i nome dei Fratelli Rosselli ed Enzo Sereni e altre vittime della furia nazi-fascista.
E’ quindi un’opera molto densa questo bosco dato in dono, proprio l’altro giorno a Venezia, all’Ambasciatore di Israele in Italia Sua Eccellenza Alon Bar intervenuto all’evento organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Venezia e di Padova nonché dal Rotary Club Venezia e Mestre Torre per i 75 anni dalla fondazione dello Stato Israele. A quell’evento c’ero anch’io ed è stato non solo toccante ma interessante per più di un verso. Se è vero che abbiamo festeggiato un anniversario congiunto, c’è che Israele ha festeggiato la sua Fondazione mentre noi la nostra Costituzione che Israele non ha ancora.
La serata è stata preziosa occasione di dialogo con l’Ambasciatore, molto disponibile a spiegare anche che cosa stia accadendo in Israele, quali siano i problemi di politica interna ed estera che poi si riflettono sugli equilibri del Mondo e la Pace tra le genti.
In primo luogo l’Ambasciatore ha sottolineato che è in atto in Israele un acceso dibattito interno, un confronto duro ma positivo tra portatori di diverse istanze.
Tutto avviene in modo democratico e anzi è proprio espressione di vitalità della democrazia stessa nel raffronto tra il movimento religioso da una parte, quello dei kibbutz dall’altra, tra gli assertori di uno stato completamente laico e chi guarda ad uno stato religioso. Si discute della propria cultura politica e della propria identità. Tutto questo viene osservato dagli altri Paesi d’Occidente anche preoccupati ma alla fine sarà evidente il carattere democratico di Israele e la partnership morale tra Israele e Occidente sarà preservata.
Alon Bar ha portato ad esempio il movimento del Kibbutz che, se fa ancora parte del paese, tuttavia il suo ruolo ha subito cambiamenti radicali e da un Israele socialista, poi si è passati a una importante liberalizzazione che lo ha portato ad una svolta capitalista necessaria per sopravvivere.
L’Ambasciatore ha anche confermato che con l’Italia c’è molto potenziale su tanti settori e materie quali l’energia (si pensi alla esportazione del Gas israeliano che può essere trasportato in Italia sia con gasdotto che allo stato liquido), l’acqua potendo condividere con l’Italia il proprio know-how in tema di risparmio e utilizzo delle fonti idriche, non ultima l’uso dei dissalatori e infine la sicurezza e difesa del Mediterraneo.
Un’altra materia importante è la Cybersecurity e altri settori quali arte, cultura, il mondo dell’innovazione e dell’agricoltura.
Si è pure parlato dei rapporti con la Turchia e gli altri Paesi dell’area. La principale preoccupazione è quella legata al nucleare iraniano e Alon Bar ha sottolineato la necessità di aumentare le sanzioni in modo da indurre l’Iran a mutare atteggiamento.
Se l’Iran si arresta ad un arricchimento dell’uranio all’84% e dimostra di cooperare con la l’Aiea e se smetterà di usare droni nella regione e vendere armi alla Russia, allora le cose potrebbero cambiare.
Quanto alla guerra in Ucraina, Alon Bar ha confermato la forte solidarietà di Israele al popolo ucraino ma il sostegno sarà fornito in modo da non mettere a repentaglio la sicurezza interna dello Stato e nel contempo senza che questo possa causare uno scontro diretto tra Israele e la Russia. La Russia è del resto presente in Siria e quindi restano aperte le linee di comunicazione con Mosca.
Israele naturalmente supporta la comunità internazionale per un negoziato.
Nota dolente resta quella della continua escalation di violenze con i Palestinesi e le ondate crescenti di terrorismo. Al momento le attuali leadership sia quella israeliana che palestinese appaiono non avere molti punti in comune per un negoziato e la prima preoccupazione è quindi stabilizzare la situazione. In questo senso l’Ambasciatore ha rilevato come serva dialogo, cooperazione per la sicurezza, migliorare la situazione economica e fiscale della Anp e migliorare anche l’accesso al lavoro per i palestinesi.
Quanto ai rapporti con l’Europa Alon Bar, riferendosi a Borell, e ad alcune polemiche, ha sottolineato come Israele è abituata a volte a sentirsi criticare sulla questione palestinese ma questa non può essere centrale ai rapporti in essere tra Israele ed Europa in quanto ridurre tutto a questo sarebbe un errore di valutazione.
Alon Bar ha anche confermato che Israele non è affatto isolata e anzi si sono tenuti importanti incontri tra giordani, palestinesi, egiziani e israeliani sia ad Aqaba che a Sharm El Sheikh.
Alla domanda finale se Israele riuscirà ad avere una Costituzione, l’Ambasciatore Alon Bar, ha detto che, pur augurandosi che ciò prima o poi avvenga, ha anche aggiunto che se Israele è riuscito a vivere per 75 anni senza, potrà eventualmente continuare così quanto meno per altri 75 anni.
Venezia, 21 Maggio 2023
Paola Bergamo