Ieri, sulle pagine di questo giornale, in modo sintetico ma puntuale, Savino di Scanno ha cercato di spiegare il perché delle guerre. Se ne parla da sempre. Secoli della nostra storia sono secoli anche di guerre perché questo è il modus operandi dell’uomo mai uscito dalla “Caverna”. Sarei propensa a dire che nemmeno la guerra di Troia, fu una guerra diversa. Il Cantore Omero nel IX sec a.C ci narra peripezie: “ Cantami, o Diva, del Pelide Achille, l’ira funesta, che infiniti lutti addusse agli Achei”. Ma non fu certo per riparare davvero ad uno sgarbo sentimentale, quello subito da Menelao, nè la difesa di una impossibile storia d’amore, quella tra la bella Elena e l’incauto Paride. Quella guerra durò dieci anni e fu, come del resto le stesse Crociate, su spinta predatoria e necessità economica, certo ammantata dalle narrazioni, oggi si direbbe propagande, più consone agli animi del tempo. Ancora oggi, di quello che evidentemente anche allora fu uno scenario complesso, gli studiosi discutono ancora. Dietro ai poemi omerici forse si nasconde una qualche verità ma le vicende tra Greci e Troiani, raggruppate in un unico conflitto, sono probabilmente la semplificazione tramandata in epica, di scenari più complessi e di diverse vicende di guerra e assedi succedutisi nel periodo della civiltà micenea. Lo stesso Tucidide, sempre molto critico, dubita che davvero all’epoca 1186 navi potessero essere davvero giunte a Troia. E forse ha più ragione un quadro storico che propone l’identificazione di Troia con Wilusa, non tanto una Città-Stato ma una Città sotto egida Ittita, che si trovava in posizione strategica per i commerci, lì sullo stretto dei Dardanelli, un obiettivo, oggi si direbbe sensibile e strategico per i commerci, non dissimilmente come nella nostra contemporaneità. Interessi politici e commerciali, allora come ora, sufficienti a far nascere un conflitto. E’ in voga parlare di complessità. Una realtà dalle mille sfaccettature la nostra, volutamente resa caotica perché il dominio procede anche attraverso la costante destabilizzazione di intere aree.
Eppure c’è una linea di lettura più semplice per la complessità. Il mondo degli Stati da una parte si stringe e riunisce nei BRICS con a capo la Cina e affiancata la belligerante la Russia. Questo mondo si
fronteggia contro il mondo degli Stati d’Occidente piegati e succubi alla finanza capitalistica transnazionale. Quest’ultima non considera più rilevante né essenziali ai propri scopi e interessi, i limiti e i confini essendo per essa stessa natura oramai extraterritoriale, dotata di una potenza economica tale da far impallidire quella stessa degli Stati. Ha una tale forza da poter dettare l’agenda politica, economica sociale delle Nazioni e decidere anche delle guerre fonte di arricchimento seppur foriere di distruzione e morte. Le Nazioni sono soggette e piegate. Semplificando, si può dire che è la causa prima e dramma inesorabile del declino dell’Occidente Usa ed Europeo perché finiti al traino di un potere, la Plutocrazia che, non eletta, né elettiva, agisce con un proprio programma, progetto, scopo e propria morale che nulla ha a che fare con la morale e le necessità dei popoli. Sotto scacco, davvero matto, si trovano le Nazioni cooptate da un sistema che come una piovra ammanta e piega ogni cosa al proprio diktat. I popoli sono sistematicamente impoveriti, rincretiniti e controllati da un sistema gabbia, il “Panopticon digitale”, in cui vi ci entra incoscientemente e “gioiosamente”, complice l’idea di una insostituibile socialità di rete che scardina quella reale. Le masse, oramai liquide, sono state depauperate, svuotate, spersonalizzate, omologate e vi si attenta, ora, anche all’ identità. E’ l’affermazione dell’idea di un mondo di persone, che Yuval Noah Harari, nel suo XXI Lezioni per il XXI secolo, non esita a definire “inutili”. Essi perdono coscienza di sé, del senso dell’esistere e del diritto di prosperare trasformandosi in un gregge da dirigere. La Democrazia, invocata a giustificazione di ogni pretesa-offesa, di fatto è “sotto assedio”, ancorché le Istituzioni appaiano formalmente democratiche.
Ecco perché lo scontro in atto, anche in Ucraina, è di difficile composizione ed estremamente pericoloso. Dice il Generale Antonio Bettelli che è “il tentativo di realizzazione della separazione bipolare tra due sistemi, una riedizione della contrapposizione Est-Ovest con la compiacenza d’interesse dei grandi opposti, seppur ciascuno con motivazioni diverse. I “piccoli” stanno a guardare soggiacendo al volere del rispettivo nume tutelare.”
In una immaginaria linea semplice per l’interpretazione di uno scenario complesso è lo scontro tra due visioni opposte: chi lotta per la difesa della propria cultura, tradizione e identità e chi per la cancellazione di ogni
cultura, tradizione e identità nel nome del primato di un potere cinico e baro che taluni hanno, non a torto, definito “comunismo finanziario”.
Paola Bergamo
In quel di Venezia, nel dì del 14 giugno 2023